domenica 17 gennaio 2010

Click fraudolenti mediante spyware : la nuova diabolica truffa!

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La pubblicità PPC (Pay Per Click) è un contratto tra due parti - di solito un pubblicitario e un webmaster / editore - in cui l'inserzionista (pubblicitario) si impegna a pagare l'editore una somma di denaro per ogni clic su un annuncio pubblicizzato nel sito della casa editrice. Nel tempo, questo sistema è cresciuto fino a coinvolgere i motori di ricerca web che agiscono come intermediari tra gli inserzionisti e gli editori. Alcune dei sistemi più popolari sono AdWords e AdSense di Google o Yahoo Search Marketing, che fungono anche da editori, poiché pubblicano anche annunci propri.


Quando si parla di click fraud ci si riferisce a tecniche fraudolente intentate per aumentare in modo improprio i click su un certo annuncio web , in modo da ottenere maggiore remunerazione a danno dell'inserzionista.
Nel tempo i motori di ricerca si sono dotati di  opportuni strumenti di analisi che permettono l' identificazione di click non-validi. ... E il tutto sembrava risolto . Appunto : sembrava!


Il fatto nuovo è che le nuove tecniche di click fraud coinvolgono particolari spyware.
Secondo una recente analisi condotta dal professor Ben Edelman alla Harvard Business School  , già noto per le suo indagini nel mondo  della pubblicità web, l'utilizzo degli spyware costituisce uno dei sistemi più diabolici per organizzare una click fraud.
La tecnica può essere schematizzata così :
1) Uno spyware viene scaricato su Pc dell'utente per cercare di monitorare le sue intenzioni di acquisto ed in particolare memorizza un precedente PPC (Pay Per Click) realmente effettuato dall'utente.
2) Ottenuto l'informazione in merito all'annuncio (o gli annunci) di interesse il software comincia con il generare falsi click sullo stesso annuncio (in modo da non destare sospetti)
3) Se l'utente dovesse mai procedere all'acquisto finale , l'inserzionista non potrebbe mai avere dubbi sulla veridicità dei click effettuati sulle pubblicità online da quell'utente e dovrebbe necessariamente retribuire l'editore.

1 commento:

  1. Purtroppo il problema non si limita a facebook
    o google... e non sono loro i veri responsabili.

    Ma se non ci si dota di una soluzione per verificare tali comportamenti anomali, in modo dettagliato ed indipendente dalle parti (inserzionista e circuito pay-per-click) non si ha modo di avere una prova documentale per richiedere richieste di rimborso, ma solo "sensazioni istintive" senza prove...

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